Un gusto autentico che sa di buono perché nasce dal piacere di giocare con il proprio guardaroba. Ogni mattina quando mi alzo ho voglia di sentirmi carico di abitare l’abito non di essere un intruso nei miei stessi panni.
L’abito, come le scarpe o gli accessori, deve parlare la mia lingua, comunicare, interagire con me e i miei stati d’animo. Trovo sciocco chi veste per dovere chi si piega ad indossar la divisa del professionista perché quando manca la gioia della gratificazione si risulta goffi e grigi già al primo sguardo.
Noi italiani primeggiavamo nell’eleganza disinvolta, nel guizzo creativo ma da tempo ci siamo chiusi in un conservatorismo conformista e prudenziale facciamo il compitino per così dire e non siamo più capaci di osare...